LA FIGLIA DELLA FORTUNA, Isabel Allende

La-figlia-della-fortuna.jpgValparaiso, Cile, 15 marzo 1832; davanti al portone dei fratelli Sommers, Jeremy, John e Rose, viene abbandonata una neonata, in una scatola di sapone di Marsiglia e con indosso un panciotto maschile. È la piccola Eliza, protagonista della storia, che sotto insistenza dell’eccentrica Rose, diviene sua figlia adottiva. Eliza cresce tra due mondi, quello inglese e raffinato impartitole da Rose, e quello cileno, impartitole da Mama Fresia, la cuoca di casa, dove amore e magia si fondono a creare una carnalità mistica propria del popolo cileno. Divenuta adolescente la giovane si innamora dello scapestrato Joaquìn Andieta, un idealista che lavora con Jeremy e, nonostante i pareri contrari di Rose, che la vorrebbe in compagnia di un buon partito, intraprende una relazione clandestina con il giovane. La storia va avanti fino al 1849, quando Joaquin, alla notizia della scoperta di numerosi giacimenti d’oro in California, decide di salpare in cerca di fortuna. Eliza decide allora di partire anch’ella, di ritrovare il suo Joaquin, dal quale intanto scopre di aspettare un bambino, e liberarsi dalla gabbia dorata dei Sommers. Il suo viaggio verso il nord America le viene assicurato, in cambio di alcuni gioielli, dal medico cinese Tao Chi’en, costretto a lavorare come cuoco su una nave. Durante la traversata, Eliza abortisce e Tao sfrutta le sue doti mediche per salvarle la vita; tra i due si instaura un rapporto di amicizia e fede, che li porterà a seguire le tracce di Joaquin da una parte all’altra del paese, ad affrontare insieme banditi e cacciatori d’oro, sfidando sogni e sentimenti. Alla fine del libro giunge la notizia della morte di Joaquin, e i due, tornati a San Francisco, vivranno finalmente la loro Libertà.

Come tutti i romanzi di Allende, anche la Figlia della Fortuna, ha come intento quello di illustrare la vita e i problemi dell’epoca storica in cui vive il personaggio. Avvalendosi della storia di Eliza, Isabel ci narra dell’America di metà 800, della corsa all’oro, delle guerre d’indipendenza, dei rapporti tra Spagna e Inghilterra e dei problemi che potevano avere le minoranze etniche, il tutto intessuto in una cornice di paesaggi sapientemente descritti, tanto da rivivere come cartoline negli occhi dei lettori.

La figlia della fortuna, pur facendo parte di un’ipotetica trilogia con “Ritratto in seppia” e “La casa degli spiriti”, può essere letto, come anche gli altri due, anche in modo singolo. Una lettura non consigliata, di più!

-Fairfe-

 

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La figlia della fortuna

 

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